So this is the new year, and I don't feel any different

Questo sarebbe momento di bilanci o buoni propositi. Dipende dalla direzione dove si vuole guardare.
Vi lascio invece due video, che mi trasmettono allegria. Più o meno. Di sicuro una splendida rivelazione ed una immensa promessa mantenuta.
Sarebbe momento di bilanci, ma ora è troppo tardi. E fondamentalmente mi cacherei il cazzo di farlo.
Mi rimane sempre quell’attimo per fermarmi e pensare a quanto sono fortunato...








So, this is the new year...

p.s. Sì, sì, lo so che il video degli Arcade Fire è preso da
Pitchfork, ma che ci volete fare, qualcosa di buono l'avranno pure fatto anche loro quest'anno, no? L'altro è un home-movie di Jacob Golden. Le strade sono quelle di Sacramento.

Il barone rampante

Ma in tutta quella smania c’era un’insoddisfazione più profonda, una mancanza, in quel cercare gente che l’ascoltasse c’era una ricerca diversa. Cosimo non conosceva ancora l’amore, e ogni esperienza senza quello che è? Che vale aver rischiato una vita, quando ancora della vita non conosci il sapore?
[...]
Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché, pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così...

[Italo Calvino, Il barone rampante]

Naturalmente, come sempre, un romanzo è molto più di quello che sembra. Dietro l’umorismo e i toni da favola, c’è tutta una parabola di crescita umana.
L’isolarsi come ricerca interiore, come un ripensamento della propria esistenza e di quella del mondo. Critica che deve partire necessariamente dall’indipendenza ideologica nei confronti una realtà dogmatica, liberandosi da tutti i condizionamenti, soprattutto esterni, che ci limitano, in particolare nell’operare del nostro intelletto. Ripensare la società, partendo da se stessi. Qui siamo nell’epoca dei Lumi, ma l’insegnamento è universale.
Cosimo è il mio eroe romantico. Pieno di vita, a volte ingenuo o stupido. Insomma, vero.
E il libro di Calvino dovrebbero leggerlo tutti. A voce alta.
Eppure oggi leggere non sembra più essere un valore, ed i ragazzi si interessano solo di maghetti sfigati. Maledetti giovinastri, vi odio tutti.


Le ultime settimane sono state davvero strane. Ho capito che evitare i libri per ragazzi perché non si è più ragazzi è come sostenere che i thriller sono solo per i poliziotti o i criminali. Così ho scoperto una stanza sconosciuta in fondo alla libreria piena di capolavori di cui non avevo mai sentito parlare. L'equivalente per ragazzi del Falcone maltese e di Sconosciuti in treno. La cosa strana è che leggere libri per ragazzi è come tornare adolescenti: ma sarà buono questo Vonnegut? E Albert Camus? Mai sentito? Il mondo all'improvviso sembra molto più grande.
[Nick Hornby]

Duemilasette

2007, [cliccateci sopra per ingrandire]

Puntuale come ogni anno arriva di questi tempi quell’odioso finto buonismo imperante (cagatevi in mano e prendetevi a schiaffi, solo perché siete finti, non perché siete buoni), spuntano anche le immancabili classifiche musicali che riassumono l’anno che sta per terminare. Io di sicuro non riesco a farne a meno.

Ma come, in tutti questi mesi, non sei riuscito a trovare 20, dico 20, dischi che ti abbiano entusiasmato tanto da inserirli in una classifica di fine anno? No.
Anzi, vi dirò di più. Uno di questi sarebbe potuto essere, non tanto perché questo sia stato un anno deludente, Happy Hollow dei Cursive, che è un disco del 2006. Così come in quella del prossimo anno. E di quello dopo ancora. Perché l’album di Tim Kasher è un disco fondamentale ed epocale per il sottoscritto.
Eisenberg scriveva e io cito a memoria, quindi sicuramente sbaglio: “Ascoltare un disco è come assistere ad una seduta spiritica, dove ognuno evoca i propri fantasmi”.
Allora ecco le emozioni musicali (e non solo, non lo potrebbero mai essere) di un intero anno.

I Wilco hanno, come al solito, dato la merda a tutti. Con un disco stroncato da Pitchfork (perché probabilmente troppo classico e poco sperimentale nei suoni), sito che va molto in voga tra noi studenti-lavoratori giovani e ribelli... Una nota di merito, quindi.
Ha un tratto in comune con l’opera degli Okkervil River, trasmette la stessa sensazione. Solarità. Evento che, per due soggetti come Jeff Tweedy e Will Sheff, è un po’ una congiunzione astrale.
Del disco di Eddie Vedder ne ho già scritto; qui dico solo che c’è senza pregiudizi. Perché è un bellissimo disco folk. Perché la sua voce è come sempre per me accogliente, la voce di un amico che è sempre un piacere sentire. Sensazione di calore e sicurezza. Essere a casa.
Nonostante ciò che si millanta in giro, ovvero di una mia presunta passata infatuazione per O.C., Jacob Golden non l’ho scoperto grazie alla colonna sonora del telefilm. Mi si è presentato davanti come un pugno in faccia, cercando di Elliott Smith (che iddio lo abbia in gloria). Ascoltandolo capirete perché. Un vero gioiello, intimo e triste.
Non triste quanto i testi, i soliti da vero e alto narratore e da mandare giù a memoria, dei Bright Eyes; ma Conor Oberst lo conoscevo ed amavo già. Sapevo che non avrebbe potuto ripetersi nella perfezione di I’m wide awake..., ma è stato molto più di una semplice conferma.
I Two Gallants ho paura che faranno sempre lo stesso disco, ma quegli arpeggi nervosi sono stati compagni di lunghi momenti.
Così un po’ come avviene ormai per le composizioni del collettivo canadese dei Broken Social Scene, capitanato sempre più da Kevin Drew (questo dovrebbe essere considerato un po’ il suo disco solista), nel cui disco però ci sono alcune perle di cui pochi sembrano essersi accorti.
All’opposto c’è la nuova creatura di Damon Albarn, i The good, the Bad & the Queen, spiazzante e per nulla immediata. Nota ricchiona: vorrei essere bello come l’ex giovine sbarazzino di Leytonstone.
Insolito un po’ come il disco dei Menomena, che però è meno oscuro, quasi divertente. E Wet and rusting (mp3, tasto destro. da qui), con la sua batteria sincopata, mi ha fatto muovere il piedino a tempo innumerevoli volte.
Boxer dei The National contiene invece una canzone come Fake Empire, che ho ascoltato più di quanto previsto dalla Costituzione. Anche molto di più.
I Rogue Wave forse li ho semplicemente ascoltati molto. I Sigur Rós ci sono non solo per l’ep che ripropone alcuni brani in chiave acustica, altri li riarrangia, altri li presenta nuovi di zecca, ma soprattutto per il dvd che ripropone l’avventura del tour islandese, suonato in contesti meravigliosi ed evocativi, quanto la loro musica.
Bishop Allen è stato un raggio di sole, gli Spoon il perfetto gruppo pop.
E gli Arcade Fire? Stending ovèscion. L’epicità di alcuni passaggi, il rock come solo Springsteen sa fare, una cascata di suoni, piano ed archi nel finale della splendida Ocean of noise. Tensione alta e costante. Il disco dell’anno. Forse.

- Concerto dell’anno: Damien Rice, Roma
- Disco più rivalutato del 2006, ma-chi-me-l’avrebbe-detto-mai: sì ancora lui, 9, Damien Rice
- Canzone dell’anno che più mi ricorda del mio ammore: I’m a soldier, The Afghan Whigs. Più che altro un tormentone
- Canzone che mi ha più rappresentato: Either way, Wilco (leggetevi il testo)
- Disco che piace a tutti però che palle a me riesce ad annoiarmi: In rainbows, Radiohead
- Canzone più intensa ed emozionante dell'anno: All I need, Radiohead
- Quella che in macchina mi ha fatto cantare di più a squarciagola: Four winds (mp3, tasto destro. da qui), Bright Eyes


Ma come, non hai messo quello, hanno fatto un disco della madonna?! Eh, scrivetelo voi, ché non mi viene il nome...
Ma come, e i You broke my balls, con cui hai rotto le balle tutto quel tempo? Oh, lo sapete che sono instabile. Magari scorrendo la lista lo ritrovate pure.

In rigoroso ordine sparso e confuso (ma non troppo).


1_ Sky blue sky, Wilco / Neon bible, Arcade Fire

3_ Cassadaga, Bright eyes

4_ Into the wild (o.s.t.), Eddie Vedder

5_ Revenge songs, Jacob Golden

6_ The stage names, Okkervil River

7_ Boxer, The National

Spirit if..., Broken Social Scene presents Kevin Drew _ s/t, Two Gallants _ The broken string, Bishop Allen _ Asleeep at heaven’s gate, Rogue Wave _ s/t, The Good, the Bad & the Queen _ Ga ga ga ga ga, Spoon _ Friend and foe, Menomena _ Hvarf/Heim + Heima (dvd), Sigur Rós

Post di servizio

Ho aggiunto molte cose al post precedente.
Ma con chi sto parlando?

Christmas card from a hooker in Minneapolis


E tu, cosa hai ricevuto? Notizia che tutto il mondo sicuramente attendeva con trepidazione. Quindi, sigla del tiggì e tadaaaa:

- un portafogli. voi sapete bene quanto ne avessi bisogno... grazie.
- una sciarpa, dal genio assoluto del mio collega che, senza volerlo, l'ha messa in una busta con su scritto happy birthday.
- brufoli a non finire, grazie alla mia dieta composta esclusivamente da dolci, fritture e frutta secca
- una marionetta di Paperino, dal mio amico che si era sorbito i miei attacchi di nostalgia per i nostri vecchi giochi infantili e conseguente imitazione ossessiva del papero. Oh, ognuno ha gli amici che si merita.
- il singolo natalizio dei Peggèm, o meglio, per ora, gli emmepitre (grazie ai ragazzi di Red mosquito); sicuramente quello più inaspettato
- un libro ed un ciddì, dalla persona che, guarda un po', mi conosce meglio e mi vuole più bene
- l'ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, del fatto che il sottoscritto e i membri, di ogni ordine e grado, della mia famiglia viviamo su mondi lontanissimi
- at least, but not the last, il regalo che ho fatto a me stesso: non fumare da ben tre giorni, nemmeno una sigaretta

Illusioni

No, il titolo non è una di quelle sparate autocompiaciute sulla vacuità del natale consumista bla bla bla. È molto peggio, è un titolo a la Flickr. La luminaria in realtà è distante molti metri dalla chiesa, ma siccome fondamentalmente non avevo un cavolo da fare, ho pensato bene di perdere alcuni secondi a farla coincidere con i bordi del rosone.
Eh, lo so, probabilmente sarei dovuto rimanere a studiare, ma sono troppo stanco mentalmente ed ho bisogno di riposo.

E la mia capacità di essere sereno in questi giorni dipende dalle distanze. Troppo vicina la famiglia, troppo lontana lei.


[photo by dufresne_as usual, cliccateci sopra per ingrandire]

Fasten your seatbelts


Rallenty. Qualcosa di sospeso. È il senso di straniamento ed alienazione. È l’interiorizzazione di un dramma vissuto sulla pelle di un adolescente, che non trova schemi e strutture interiori ed acuito dal senso di solitudine e la mancanza di punti di riferimento adulti, si perde.
Un salto nel vuoto. Quello interiore ed emotivo. Non c’è redenzione o speranza, questa è l’amara considerazione e visione di Van Sant. L’analisi delle giovani generazioni è spietata, quanto purtroppo reale, e la perdita dei valori è il minore dei mali.
Certo, il film ti lascerà una sensazione di allegria come potrebbe lasciartela solo assistere ad un concerto dei Radiohead, leggere le pagine di Sartre o lo scoprire che nella busta paga quest’anno non ci sarà la tredicesima, ma questa è un’altra storia. Gus è un artista, è un pittore del cinema, questa è arte visiva e gioia per gli occhi. Lascia quasi sempre alle immagini il compito di raccontare questo distacco dalla realtà e disinteresse per quello che avviene ad un centimetro di distanza, seguito dal ripiombarci violento ed improvviso, non voluto. Come nell’ormai famosa scena-della-doccia, pochi minuti che saranno per sempre impressi nella mia memoria.
E quando sono partite le canzoni di Elliott Smith, sarà ché avevo la loro età, ma il cuore l’ho sentito bloccarsi ed il respiro andare in apnea... Nessuno è pronto, nessuno può esserlo.

Smetto quando voglio


Nell’attesa di vedere Paranoid Park e dell’immancabile classifica di fine anno, vi posto un link tanto inutile quanto dilettevole, facendovi notare che è circa un’ora, in preda ai deliri da torcicollo, che gioco con Win Butler.
Giusto per farvi capire che ragazzo problematico io sia...

Paint it black


Perché nessuno mi ha avvertito quando i Sigur Rós e Bansky sono passati da queste parti? Eh?

[pics by dufresne_clicccateci sopra]

Finalmente...

...Ra-ta-touiiiiiille.
Il ratto (vabbè, il topolino) che suona la saliera è già diventato un mio must.
Riproposto ad intervalli di circa due-tre minuti.



[Grazie Peter, anche per il film]

Mi troveresti questo disco? (cit.)

Per scoprire dei tesori ci vogliono passione, curiosità o fortuna. Oppure un amico pieno di passione e curiosità per la musica. Così, grazie al nostro mattacchione Pietro, siamo riusciti ad assistere ad un evento tanto particolare, quanto emozionante. Il concerto, per pochi intimi a dire il vero, di Ivana Gatti e Gianni Maroccolo. Vedere quest’ultimo schiacciare il piede sul pedale del compressore o lanciarsi in assoli pieni d’entusiasmo mi ha riportato in mente momenti amarcord che non vi dico, roba da occhi gonfi e lacrimoni. Ovvero il sottoscritto adolescente che provava con i suoi compagni d’avventura le cover dei Fugazi, un animo che aveva ancora molto da imparare dalla vita, ma soprattutto che non cadeva mai in piedi.
Il concerto si è mosso toccando le corde dell’elettronica e del rock, unendole insieme in una commistione di suoni che crea un equilibrio assoluto tra i due generi. L’uno non offusca mai l’altro, tenendo sempre alta la tensione e soprattutto, anche negli episodi in cui le atmosfere si dilatano di più e i tempi si allungano, senza mai annoiare per un solo istante. Difficile poi con quella voce così virtuosa e quel basso, un pezzo autentico di storia della musica indipendente italiana, che ti trascina nei suoi territori con una grinta ed un’energia che non mi aspettavo.
Come non mi aspettavo, quando siamo usciti, guardarci negli occhi e scoprire che le sensazioni sono state le stesse.



Grazie Peter, anche per il kebab; anche se, unito alla mia dieta recente, ha fatto sentire i suoi effetti sul mio viso e sul mio metabolismo, che credo ne risentirà fino alla primavera del duemiladodici.


Un minuto di silenzio.

È spirata la mia connessione, da giorni ormai. Naturalmente poi i tecnici di Lib*ro non si degnano di rispondere al telefono. Giorni festivi, prefestivi, lavorativi, poco importa; il risultato è, ovviamònt, sempre lo stesso. E io, mentre con immensa gioia sto pagando per un servizio di cui non usufruisco, mi rivolgo a voi, sfruttando altrui connessione, e scrivendo rigorosamente a gratis questo pensierino di Natale.
Mi sono sorbito politicanti vari sparlare tutto il giorno dai loro privilegiati salotti televisivi su un argomento ignorato per ben novecentoottanta morti bianche. Ora che se ne aggiungono quattro molto più spettacolari, si rivolgono agli italiani -popolo noto per guardare gare automobilistiche con la recondita speranza di vedere qualche incidente alla partenza-, riempiendo le loro bocche ed il loro ego di inutili buoni propositi e finte espressioni contrite. Gli stessi politicanti che la domenica vanno sempre in chiesa a battersi il petto. Ignorando probabilmente il fatto che, se Dio esistesse veramente, avrebbe già mandato all’inferno le loro inutili teste di cazzo.
Amen.

Chiamatemi tom tom

Voglio dire, se mi vedi uscire la mattina presto di casa, con l'espressione di quello che si sta domandando il proprio nome per vedere se è sveglio veramente, non puoi pretendere di essere aiutato chiedendomi indicazioni stradali per arrivare fino al Circo Massimo. Tanto più che il Circo Massimo si trova dall'altra parte della città. Probabilmente, ignaro ed incauto turista, non sai che io sono riuscito a rispondere qualche tempo fa -colto da inspiegabile ed improvvisa amnesia*-, a chi mi chiedeva dove fosse una certa via, Mmmh, I'm quite sure this street is somewhere around this place, but, sorry, you'd better ask someone else. Tanto erano spagnoli, mica si saranno accorti del mio inglese alla Rut*lli?! Peccato che in quella via ci sono stato per cinque anni, praticamente tutti i giorni. C'era il mio liceo.


* Voi che mi conoscete bene e che vorreste lasciare un commento veri sympa, scrivendo che è piuttosto una costante, non fatelo. Tanto lo sappiamo bene, ma rimanga tra noi, che è così.

E tu, cosa hai fatto negli ultimi dieci giorni?


[cliccate sulla foto per ingrandire]