(In)Utili segnalazioni random

- Qui potete ammirare il blog-fotografico più geniale, più artistico, più tenero e bello del mondo; e pensare che bastano una figlia e un po’ di fantasia.

- Qui c’è invece l’ennesimo mio inutile account.

- Conor Oberst ci spiega perché sia così ignobile la nuova legge sull'immigrazione dell'Arizona. Nel mio immaginario romantico ha sempre avuto un posto speciale la lotta del popolo messicano per uscire dalla miseria e quelle traversate nel deserto che necessariamente l'accompagnano. Grazie anche a Bruce, Steinbeck e John Ford.

- Stavo vedendo in streaming la replica della seconda puntata del glorioso Pippo Chennedy Show, durante la quale ho scoperto, con colpevole ritardo, come Raf fosse a quel tempo il sosia perfetto di Rocco Siffredi; poi ovviamente sono stato costretto a vedere un suo film per verificarne l’effettiva somiglianza.

- Cartellopoli… purtroppo.

- Sto scrivendo, fotografando e leggendo non quanto vorrei fare, ma lo sto facendo; e pensare che basta questo per farmi star bene.

Dai, dai, daai!

Arriva un momento nella vita di ognuno dedicato ai rimpianti: ovviamente si tratta di tempo sterile e sprecato, ma irrinunciabile. Per me è arrivato durante un’ordinaria giornata lavorativa, mascherato da fotografia e nelle vesti di una bambina sorridente.

Ho nella mente quest’idea, probabilmente distorta come un assolo di J.Mascis: immagino i miei colleghi, durante le ore passate a fissare il monitor, scrutare ogni tanto la foto del proprio figlio/a/i, rigorosamente impressa sul desktop, per darsi forza, coraggio e nuovo slancio e motivazione. Come a voler dire a se stessi di sorridere ed essere felici, anche se le cose sono complicate. Alcuni l’hanno avuto giovani, altri sono stati sfortunati, altri ancora meglio-tardi-che-mai.

Oggi ho sentito per la prima volta una fitta nel petto, del tutto inedita: no cari, non era un infarto (anche se per un po’ l’ho sospettato, dall’alto della mia ipocondria galoppante), ma una spiacevole sensazione di mancanza di qualcosa. O di qualcuno.
È pur vero che non potrei permettermelo, con un lavoro precario e due lire in tasca. Forse dovrei smetterla di pensarci, o forse dovrei solamente cambiare quella foto impostata come sfondo del mio pc. Perché tutti, per trovare ogni giorno nuova linfa durante il lavoro, hanno la foto dei propri figli: io ho lui. E non è bello.



p.s. di servizio: sembra che non stia scrivendo molto; ma se non lo rendo pubblico, non vuol dire che abbia perso il gusto e la voglia di esprimermi. In effetti non lo sto facendo con assiduità, ma sicuramente più che sul blog. Sperando che un giorno possa venire alla luce.