Something to talk about (part tù)

Anche queste sono recensioni sui generis, scritte come sempre con il suo unico, straordinario e vivace stile, ma coprono un periodo precedente (settembre 2003-giugno 2006). Nick Hornby si conferma per l'ennesima volta scrittore con molte cose da dire. Io, ho già detto tutto qui.

[...] I libri, ammettiamolo, sono meglio di qualunque altra cosa. Se organizzassimo un campionato di fantaboxe culturale, schierando sul ring i libri contro il meglio che qualunque altra forma d'arte abbia da offrire, sulla distanza di quindici riprese... beh, i libri vincerebbero praticamente sempre. [...]

Scuse sceme per procrastinare incontri (part tù)

- Hai impegni per oggi pomeriggio?
- Mah, niente di particolare… (fatti venire in mente qualcosa, fatti venire in mente qualcosa, fatti venire in mente…)
- Allora vieni con noi a prendere un aperitivo!? Daaaai, è tanto tempo che non usciamo insieme…
- Beh… (ok, questi sono i fatti. Ti sei chiesta i motivi, visto che gli altri amici li vedo e te no?)
- Daaai, così ti faccio vedere il bracciale di Ti**any che mi ha regalato!
- Mmmh… (ti sei risposta da sola. Sei la persona più superficiale che io conosca, parli solo di gioielli e scarpe e ti quanto tutti ti facciano i complimenti per quello che fai e per come sei bella. Non credi che con te mi possa rompere i coglioni, come ogni altro essere umano dovrebbe?)
- Allora, a che ora ci vediamo?
- In realtà avevo intenzione di andare a scattare qualche foto al gazometro… (e questa è la scusa più brillante che ti sia venuta in mente?)
-

La cosa peggiore è, forse, farlo veramente.

Dei dischi che si chiamano come tartarughe (o forse il contrario)


Ormai lo sanno tutti, di sicuro i miei amici, visto il mio pressante e continuo rievocare del lieto evento -almeno così dicono, lasciandomi candidamente perplesso-: a settembre uscirà il nuovo disco dei Pearl Jam. Il primo singolo ufficiale (The Fixer) lo potete ascoltare qui, ma visto il bene che voglio ad entrambi -a voi e ai pj- dovreste sorvolare su quel link. Musicalmente privo di idee e con un testo positive-oriented che come unico risultato finisce per essere scontato e banale, ed apparire forzato. Semplicemente è una canzoncina per farti sorridere e da cantare quando passa per radio. Troppo poco, non è vero? E poi tutto quello che ho sempre cercato nella musica è rabbia e malinconia. O nei libri. O nei film. Oh, insomma, sono fatto così, che ci volete fare? Loro hanno sempre unito questi due elementi ed è anche per questo che li ho sempre amati ed è anche per questo che sono il mio gruppo.

Negli ultimi anni le loro uscite sono molto spesso accompagnate da polemiche e insulti vari, ormai inevitabili come l’alternarsi del giorno e della notte. I più scaltri di voi si saranno accorti che anch’io faccio parte di questa nutrita schiera, ma il fucile puntato non ce l’ho, come tanti pronti a godere quasi di ogni loro passo falso. Critico sì, ma mai con i paraocchi dell’odio.
Ho perso così il gusto di scrivere nei forum (anche quelli dei fan) su queste cose, in bilico sempre tra sterili elenchi di opinioni quando non votati al confronto, sentenze assolutiste (di cui sono comunque the king, sia chiaro), per non parlare di chi si lancia in discorsi sull’inutilità della musica che ormai propongono. Che cosa dovrei rispondere a chi scrive di dischi inutili, oltre ad una lunga sequela rompipalle sull’assurdità del concetto di inutilità applicato alla musica ed all’arte in generale? Un che cazzo dici? Un ma non rompere le palle, sempre a tirare merda su di loro, cos’è una specie di dogma religioso? Ma poi finirebbe nella solita lunga e noiosa rissa telematica. Eppure a volte ci sarebbe anche da gioire.

Insomma, com’è come non è, ultimamente a volte lasciano perplessi anche chi li adora, ma poi lanciano nella rete un regalo che è una pura gemma come il demo-solo-eddie-speriamo-che-non-l’abbiano-rovianata-su-disco di Speed of Sound, che è un guardarsi dentro ed esprimerlo con il linguaggio della poesia. È un aereo che alla velocità del suono lascia una scia bianchissima nel cielo terso dell’estate. Ma non lo dico io, eh. Lo dice il mio stomaco. E capisco che non mi lasceranno mai sconfitto al tappeto, finché sapranno emozionarmi così.
Ho detto che questa canzone è un qualcosa che mi ha riportato indietro di undici anni. Forse, a pensarci bene, ho sbagliato, ho esagerato. Sono tredici.

Avrei potuto annoiarvi con tutti i miei progetti per quest’estate ed invece vi ho annoiato con una canzone.
D’altronde io non scrivo mai su questo blog. Ci scrive il mio stomaco.