I vestiti nuovi dell’Imperatore

Avete presente la fiaba di Andersen, no? No, non voglio parlare del Pontef**e e della questione dell’uso dei preservativi come prevenzione alla trasmissione dell’Aids e di come tutti, finalmente, abbiano fatto ricorso all’onestà intellettuale ed al coraggio di prendere posizione criticando le sue parole. Non ne voglio parlare, ma mi stavo chiedendo se voi riusciate ad immaginarli i mis*ionari con cetrioli e zucchine intenti ad insegnarne il corretto uso? Come dite, loro li usano già? Vabbè, allora…
Se dico il Re è nudo!, parlo di un altro.

Il segno più evidente della crisi economica che stiamo vivendo

O del degrado dei costumi o di qualsiasi crisi barra luogo comune vi possa venire in mente.
Me, myself and I che non compra questo gioiellino perché costa troppo. Un po’ per mancanza di soldi, un po’ perché incazzato per la cifra immorale. Evento sconcertante se pensate che quest’opera è figlia del gruppo che, ma sarebbe inutile dirvelo, mi accompagna mano nella mano da quindici anni e che, conoscendomi, lo farà per sempre.

Sketches from your sweetheart the ansiogeno

- Se uno non scrive sul suo blog per un sacco di tempo, i motivi possono essere molteplici: si è cagato il cazzo di raccontarsi e raccontare su pagine virtuali che probabilmente in pochi leggeranno, o forse ha trovato qualcosa di meglio da fare, quel qualcosa che gli occupa felicemente ed intensamente la giornata e di cui vorrebbe scriverne come un fiume in piena, ma non trova il tempo per farlo. Oppure, più prosaicamente, ha passato gli ultimi due mesi piegato su dei libri (il sabato e la domenica anche 10 ore), dopo essere stato almeno il doppio delle ore incollato ad un monitor sul posto di lavoro, non lasciandogli il tempo di fare altro, o meglio qualcosa di un po’ più interessante, e non ci vorrebbe molto. Indovinate un po’ quale di queste opzioni mi è toccata in sorte? Ora fate finta di non averlo letto nel precedente post e assecondatemi.

- Eppure in tutto questo tempo, nell’immobilismo della mia situazione, qualcosa intorno è cambiato. Una persona che non rivedrò mai più, al cui ricordo invece di una lacrima ora associo un sorriso al pensiero di quello che mi ha lasciato. Ed una persona che non vedo da (troppo) tempo, di fronte alla quale ora mi sento disarmato senza sapere come comportarmi.

- C’è sempre quella mia collega che se le chiedi una cosa, lei risponde con la storia della sua vita. Più che della sua vita, quella dei suoi parenti. Più che dei suoi parenti, quelli del suo ragazzo. Al massimo delle sue novità in fatto di shopping. Ora, immaginerete di certo senza difficoltà il mio interesse in quelle questioni. Ma io ho imparato da solo quello che nessun libro ci insegnerà mai. Ho deciso che, da ora in poi, farò alla mia collega solo domande secche, che non prevedono risposte più lunghe di un sì od un no. Nell’attesa di metter in pratica questa tecnica, quando sarò costretto a rivolgerle la parola esclusivamente per motivi di lavoro, semplicemente la ignoro.

- Quasi dimenticavo il motivo della mia assenza. Sarà per questo senso di inadeguatezza che spesso mi porto dietro, ma essendo la seconda prova scritta di un concorso di Diritto e considerando questo traguardo un risultato già inaspettato, un dubbio mi ha assalito alla fine della prova. Più precisamente all’inizio durante la lettura delle tracce d’esame. Quelle che penso saranno le risposte giuste ai quesiti me le sono appuntate su di un foglio che, per amore della verità, vi riporto in fotocopia, attestando ai sensi del D.P.R. n. 445/2000, la conformità all’originale: