Firmino è Un Grande

Anche se attraversato da una risacca di malinconia, quelli erano pur sempre bei tempi nel complesso, che ricordo ancora oggi con piacere. Talvolta ci giocherello un po’ nel tentativo di allontanare la tristezza, la vecchiaia, la solitudine. Immagino Jerry di nuovo giovane, con i capelli neri ondulati e il sorriso smagliante che aveva nelle foto. Trasporto me e lui fuori dalla stanza di Cornhill e, insieme, ci faccio volare alti sopra Boston, oltre il Mississippi, oltre le Montagne Rocciose, e atterrare in qualche bar o caffè di San Francisco – da dove riusciamo a vedere le acque della baia luccicare sullo sfondo. Talvolta invito anche altri perché si uniscano a noi, Grandi come Jack London o Stevenson, e allora davvero ci diamo dentro.
Penso sempre che ogni cosa durerà in eterno, ma non è mai così. In realtà, niente esiste per più di un istante, tranne ciò che custodiamo nella memoria. Cerco sempre di conservare dentro di me ogni momento – preferirei morire piuttosto che dimenticare. Eppure, allo stesso tempo, non vedo l’ora di andare a San Francisco, di lasciarmi tutto alle spalle.


[Firmino, Sam Savage - Einaudi Stile Libero, 2008]




Firmino non è il prototipo del topolino carino, dolce e sensibile. No, lui è un ratto, brutto come la fogna, a volte cinico e un po’ depravato. Sensibile e romantico, sì. Anche ironico, divertente, amaro sognatore e, soprattutto, innamorato della vita e di tutta la vita presente nei libri.
La tesi di fondo è che più sai, più conosci, più sei consapevole e più soffri. È sempre stato così, è una sorta di contrappasso. E ti struggi per quello che vorresti essere e non sarai mai; condizione obbligata per un sorcio. Ma di sicuro, grazie ai libri, sarai una persona-animale-essere vivente migliore. Più leggi e più sei vivo. Veleno ed antidoto insieme.
Firmino lotta, si batte, cade, reagisce. Perde, ma nello stesso tempo non ne esce sconfitto, perché, cosa che nessuno potrà mai portargli via, gli rimangono i suoi sogni che culla e fonde con la realtà. Eccolo il potere di redenzione dei libri, la carica di immaginazione insita nella letteratura. Che non è estraniamento, fuga, evasione dalla realtà, ma renderla più viva, piena di esperienze, policromatica. In una sola parola, ricca.
Se vi state chiedendo cos’è tutta ‘sta tristezza?!, sappiate che quando ho sfogliato l’ultima pagina del libro avevo un sorriso stampato sul viso. Perché ho ballato, con Firmino, insieme a Ginger Rogers. Ma non ditelo alla mia ragazza.

Universi paralleli

Avrei voluto scrivere che uno l'ho vissuto proprio questa sera. Io impegnato in cucina e lei seduta davanti al notebook.
Ma poi qualcuno/a, con tanta voglia di fare l'e-cacacazzi e sparare e-sentenze gratuite senza conoscermi, sarebbe intervenuto/a nei commenti giudicandomi un fan-cats, e allora mi sarei sentito in dovere di mandarlo/a quel paese. Quindi ho pensato che non sarebbe stato carino accogliere così un estraneo ed ho desistito dal pubblicare questo post.

Condoglianze

Una settimana con 'sto coso qui sotto è francamente troppo. Non ce la faccio più a vederlo manifestarsi con quel suo sorriso-ghigno sul mio blog ogni volta che ci entro. Torno sull'argomento non solo per toglierlo dal mio e vostro sguardo, ma soprattutto perché ho colto il vero significato recondito del colore della sua camicia: il lutto. Il liberismo è morto -o almeno necessita di un'eutanasia-, e non è che la cosa mi rattristi molto.

Signora, suo figlio...

C'HA LA FACCIA COME IL CULO! (cit.)
Altrimenti come vi spieghereste Ber***coni che si presenta alla festa di Az*one Giovani indossando una camicia nera?

Il lavoro logora

Cosa c'è di più irritante del tuo collega che non fa un cazzo tutto il giorno?
La tua collega che te lo ricorda con le sue lamentele ogni stramaledetto secondo.

Guida per riconoscere i tuoi santi

Ho stabilito, giusto quattro giorni fa, che non voglio più invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare (cit.). Ma smettere di fumare, dopo averlo deciso non so quante volte (sono un talento niente male in questo campo) e in un periodo di forti tensioni come questo, non è proprio l’idea più indicata che sarebbe potuta venirmi, ma tant’è.

Al secondo giorno mi si è subito manifestato San Sebastiano sul Palatino, con le sembianze della mia amica C., che , forse credendo di incoraggiarmi (non si è capito però secondo la logica di quale pianeta), mi ha confessato che i primi giorni saranno devastanti. Parole che si sono trasformate in frecce e che hanno perforato la mia ferrea volontà.
Durante il periodo di tempo cha va dalle quarantotto alle novantasei ore - noi tossici scandiamo così il tempo delle nostre astinenze – mi si presenta F. sotto le mentite spoglie della Madonna di Fatima, il quale si è sentito in dovere di profetizzarmi il mio prossimo fallimento.
Poi, al quarto giorno, arriva il mio amico A., novello San Tommaso, che non ci credo nemmeno se ti vedo.
Mia madre ha scomodato Gesù Cristo in persona, invocandolo per la grazia ricevuta. Roba da lacrime di sangue.

Infine l’ammòremio, Santa Francesca Lucana, che ha la pazienza di sopportare il mio nervosismo acutizzato da lancinanti crisi d’astinenza.

Sigur Rós, Cavea dell'Auditorium - Parco della Musica, Roma [12.07.2008]


[pics by dufresne]


Commento brillante #1, proveniente dalle mie spalle: i coriandoli che cascavano dall'alto (no, guarda, dal basso) era un effetto semplice, ma spaccava proprio (spaccava ripetuto successivamente per 5-6 volte in due minuti)

Commento brillante #2, proveniente sempre dalle mie spalle, insomma era la stessa persona: hai visto prima, al batterista jè cascata 'na cassa... (Orri ha scaraventato via con un calcio la grancassa)

Notato la data? Niente male, eh. Ma non importa, quella serata la porterò per sempre nei miei brividi. Quindi non è mai troppo tardi.

Esterno giorno.
Mi ha sempre incuriosito scrutare il pubblico di un concerto. Capire il tipo di persone che segue un musicista, ti aiuta a capire un po’ chi sei. Tu, lì in mezzo, sei un tutt’uno con gli altri, uno spirito comune o finisci per sentirti fuori luogo. Nonostante il pregiudizio che si ha sui Sigur Rós,il luogo del pre-concerto non era pieno di astanti bianchicci e malfermi, esseri diafani che cadrebbero al primo colpo di vento. Però quelli che c’erano, me li immaginavo correre subito a casa dopo l’evento e rannicchiarsi, seduti a terra, con le ginocchia sul volto e tremanti in un angolo. Oh, non guardatemi così, ognuno ha i suoi hobby.
Arriviamo che è ancora giorno, il tramonto accompagna la loro entrata sul palco dalla scenografia sobria e bellissima, e in quell’atmosfera spero con tutto me stesso che inizino con Vaka. Un tramonto, Roma, la musica, Lei, quale commistione migliore? Non la suoneranno per tutto il concerto, ma riescono nell’ardua impresa del non farmene pesare la mancanza.

Esterno notte.
Si presentano sul palco con la loro solita estetica: luci posizionate per creare suggestive figure sfumate, ma che hanno impedito foto decenti (apperò, bella come scusa).
Nonostante le malevole previsioni altrui (in pratica l'dea di fondo era quella che che Mr.Orfeo ci sarebbe venuti a prendere tra le sue braccia, cullandoci con la loro musica), ho assistito al concerto più intenso ed entusiasmante degli ultimi dieci anni. Niente di che. Così, tanto per sparare una sentenza definitiva alla faccia dei noiosi, loro sì, rompipalle. Mi hanno regalato momenti eterei ed esplosioni di pura gioia. Pietra d'angolo per comprendere questi miei giorni. Teatrali, sfavillanti, commoventi, eccitanti. Mi sono innamorato di quel piccolo folletto di Orri, del suo modo di picchiare sulla batteria: di cuore, di testa e di stomaco. E vedere Jónsi sorridente e divertito è impagabile.
Inchino.
Un'opera d'arte.







Ali(e)nati

Ssiòre e ssiòri, siamo lieti di presentarvi la t-shirt simbolo di questo secolo (quello che tipo otto anni fa si sarebbe detto appena iniziato).
Direttamente dalla vulcanica e creativa mente di Girolamo.
Accattatevilla.