Sigur Rós, Cavea dell'Auditorium - Parco della Musica, Roma [12.07.2008]


[pics by dufresne]


Commento brillante #1, proveniente dalle mie spalle: i coriandoli che cascavano dall'alto (no, guarda, dal basso) era un effetto semplice, ma spaccava proprio (spaccava ripetuto successivamente per 5-6 volte in due minuti)

Commento brillante #2, proveniente sempre dalle mie spalle, insomma era la stessa persona: hai visto prima, al batterista jè cascata 'na cassa... (Orri ha scaraventato via con un calcio la grancassa)

Notato la data? Niente male, eh. Ma non importa, quella serata la porterò per sempre nei miei brividi. Quindi non è mai troppo tardi.

Esterno giorno.
Mi ha sempre incuriosito scrutare il pubblico di un concerto. Capire il tipo di persone che segue un musicista, ti aiuta a capire un po’ chi sei. Tu, lì in mezzo, sei un tutt’uno con gli altri, uno spirito comune o finisci per sentirti fuori luogo. Nonostante il pregiudizio che si ha sui Sigur Rós,il luogo del pre-concerto non era pieno di astanti bianchicci e malfermi, esseri diafani che cadrebbero al primo colpo di vento. Però quelli che c’erano, me li immaginavo correre subito a casa dopo l’evento e rannicchiarsi, seduti a terra, con le ginocchia sul volto e tremanti in un angolo. Oh, non guardatemi così, ognuno ha i suoi hobby.
Arriviamo che è ancora giorno, il tramonto accompagna la loro entrata sul palco dalla scenografia sobria e bellissima, e in quell’atmosfera spero con tutto me stesso che inizino con Vaka. Un tramonto, Roma, la musica, Lei, quale commistione migliore? Non la suoneranno per tutto il concerto, ma riescono nell’ardua impresa del non farmene pesare la mancanza.

Esterno notte.
Si presentano sul palco con la loro solita estetica: luci posizionate per creare suggestive figure sfumate, ma che hanno impedito foto decenti (apperò, bella come scusa).
Nonostante le malevole previsioni altrui (in pratica l'dea di fondo era quella che che Mr.Orfeo ci sarebbe venuti a prendere tra le sue braccia, cullandoci con la loro musica), ho assistito al concerto più intenso ed entusiasmante degli ultimi dieci anni. Niente di che. Così, tanto per sparare una sentenza definitiva alla faccia dei noiosi, loro sì, rompipalle. Mi hanno regalato momenti eterei ed esplosioni di pura gioia. Pietra d'angolo per comprendere questi miei giorni. Teatrali, sfavillanti, commoventi, eccitanti. Mi sono innamorato di quel piccolo folletto di Orri, del suo modo di picchiare sulla batteria: di cuore, di testa e di stomaco. E vedere Jónsi sorridente e divertito è impagabile.
Inchino.
Un'opera d'arte.







Nessun commento: