Mi troveresti questo disco? (cit.)

Per scoprire dei tesori ci vogliono passione, curiosità o fortuna. Oppure un amico pieno di passione e curiosità per la musica. Così, grazie al nostro mattacchione Pietro, siamo riusciti ad assistere ad un evento tanto particolare, quanto emozionante. Il concerto, per pochi intimi a dire il vero, di Ivana Gatti e Gianni Maroccolo. Vedere quest’ultimo schiacciare il piede sul pedale del compressore o lanciarsi in assoli pieni d’entusiasmo mi ha riportato in mente momenti amarcord che non vi dico, roba da occhi gonfi e lacrimoni. Ovvero il sottoscritto adolescente che provava con i suoi compagni d’avventura le cover dei Fugazi, un animo che aveva ancora molto da imparare dalla vita, ma soprattutto che non cadeva mai in piedi.
Il concerto si è mosso toccando le corde dell’elettronica e del rock, unendole insieme in una commistione di suoni che crea un equilibrio assoluto tra i due generi. L’uno non offusca mai l’altro, tenendo sempre alta la tensione e soprattutto, anche negli episodi in cui le atmosfere si dilatano di più e i tempi si allungano, senza mai annoiare per un solo istante. Difficile poi con quella voce così virtuosa e quel basso, un pezzo autentico di storia della musica indipendente italiana, che ti trascina nei suoi territori con una grinta ed un’energia che non mi aspettavo.
Come non mi aspettavo, quando siamo usciti, guardarci negli occhi e scoprire che le sensazioni sono state le stesse.



Grazie Peter, anche per il kebab; anche se, unito alla mia dieta recente, ha fatto sentire i suoi effetti sul mio viso e sul mio metabolismo, che credo ne risentirà fino alla primavera del duemiladodici.


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