OfflagaDiscoPax, Circolo degli Artisti, Roma [17.04.2008]

[pics by dufresne]

Quella degli OfflagaDiscoPax è musica sentimentale per puri cuori socialisti, ma mai algida, come potrebbe suggerire il pregiudizio materialista. Evoca tutto l’immaginario tipico del piccolo sovietico, non manca proprio nulla nelle storie che raccontano. E, visto che c’hanno preso tutto, loro cercano di riempire questo vuoto emotivo mostrandoci le cicatrici che portano impresse nell’anima.
Il concerto scivola via veloce, è una discesa tra ricordi del reggiano anni settanta-ottanta, vita di quartiere, che è un po’ vita di paese e di provincia rossa, vita privata e citazioni di più ampio respiro. Memorie filtrate con l’occhio nostalgico, comunque intelligente, critico e conscio anche delle conseguenze di un passato ormai remoto.
Non è che siano il massimo della simpatia, se ci si accosta con uno sguardo fugace, se si vuole ignorare che tra le spigolature della loro musica e nei loro testi da premio letterario, versi da mandare giù a memoria, si cela anche molta ironia. Ma il pubblico lo sa: balla, pensa, si diverte e si commuove.
Poi, come al solito, arriva Venti Minuti che mi prende il cuore e ne fa quello che vuole. Qualcuno sa perché.

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