Crazy (cit.)


Eddie Vedder on boat, taken from the “Pearl Jam Twenty” movie

Crazy è il commento che esce dalla bocca di Eddie quando riceve dalle mani di Cameron Crowe il demo tape originale del leggendario Momma-Son: la sua faccia stupita ci racconta che lui, quella cassetta così carica di spirito e sostanza e valore, non la vedeva da molti anni. Ci dice anche che alcune cose, che volgarmente e disgraziatamente chiamiamo oggetti, hanno un significato così splendente che illumina chi lo ha creato così come brucia nell’immaginario di chi lo ha sempre sognato. Hey Eddie, quella roba che hai in mano e che accarezzi è come se i fan sparsi per il globo se la fossero copiata e passata tra loro in tutti questi anni. Perché lì, in quella sua espressione commossa e piena di entusiasmo, c’era anche una parte importante del mio mondo.

Quella stessa espressione l’ho avuta disegnata sul mio volto ad ogni fotogramma, per tutto il tempo che sono stato seduto sulla poltrona di un cinema.

Ok, il film ha molto peccato perché è pieno di omissioni in pensieri, opere, parole e tutta quella roba lì, ma... ehm, forse ho fatto un po’ di confusione. Per dirla in un linguaggio comprensibile e meno mistico-delirante: questo documentario non è una mera e fredda cronistoria della loro carriera, non doveva esserlo; se desideravate una cosa del genere, per voi c’è comunque questa geniale analisi. E poi certe cose non si possono commentare con la ragione. O almeno io non ci riesco. A dirla tutta non ne ho neanche voglia.

Quindi via di sproloquio.

Ho riso, ho pianto, ho ricordato con rabbia, quella adolescenziale che è diventata poi matura ma che in fondo sempre rabbia è, ho ricordato con amore, quello che mi ha fatto volare alto sin dal primo giorno e che ancora non mi ha fatto scendere e che raramente mi ha fatto vedere -ma sempre da lontano- terra, ho guardato al passato con nostalgia e ho visto il presente, quello che sono ora e quello che sono contento di essere, perché su quello schermo ho visto loro ma di riflesso anche me stesso -ecco, ora per lei che mi era seduta accanto non ho proprio più segreti-, e alla fine ho guardato al futuro con un sorriso di speranza -it’s my evolution, baby-.

Durante la visione del film ho realizzato che non avrei potuto desiderare nulla in più di quello che nel corso di questi venti anni hanno saputo darmi. Quello che mi hanno regalato come uomini che sanno anche sbagliare, ma che sono così speciali che se fai la somma e le sottrazioni alla fine il risultato non è mai negativo. Quello che hanno rappresentato, anche nei momenti peggiori, quelli che ieri sera mi hanno fatto chiudere gli occhi per far scendere le lacrime. Essere felice di quello che ho ricevuto: è questo il mio ringraziamento.

Uff, ora posso respirare. Mi schiarisco la voce. Giro la pagina, ma non chiudo il libro.

Con rabbia e con amore.
Per sempre vostro,

pg

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