Produzioni seriali di cieli stellati


Ma che bello, che bello.
Scusate l’euforia, ma cercavo di darmi un po’ di entusiasmo da solo, perché il Vasco dei poveri qui, te lo toglie tutto. Mai ascoltato un cantautore più depresso e deprimente; una specie di cantautorato punk. Però, cazzo, è proprio bravo.
È un poeta, di quelli maledetti. Di quelli che raccontano storie che farebbero impallidire i personaggi dei libri di Irvine Welsh. Si fa infiammare le corde vocali, dalle sigarette e dalle grida che sputano parole amare sulle oscenità e sulle violenze psicologiche, e non, che lo circondano. Ma lo fa con una poesia decadente che mette in fila perle di spessore invidiabile. Con i suoi testi pieni di ardore ti porta in una vita tossica che brucia vissuta ai margini, consumata nei paesaggi industriali di periferia e nell’immaginario consueto e desolante che creano. Storie a volte senza redenzione, il tempo è cadenzato, costante nei gesti estremi e spesso nichilisti, in un’esistenza continuamente passata a sentirsi la terra franare sotto i piedi. Disillusioni lontane anni luce dalla mia vita. Rabbia e disperazione densa, che Le luci della centrale elettrica (bello come nome, vero? senz’altro evocativo) ti sbatte nelle orecchie senza chiedere scusa.

n.b. da evitare come la peste, o come le rotaie del tram quando si è sulla motoretta (lo dico per esperienza), insomma assolutamente, se si è già in una fase vorrei-tagliarmi-le-vene, perché Brondi vi darà le motivazioni per farlo veramente.

Dopo questa solare presentazione, vi dico che l’11 giugno suonerà al Circolo. Chi viene con me?


p.s. nessuna droga è stata usata durante la stesura di questo post, non sia mai.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo commento non c'entra assolutamente nulla con il post. Tuttavia avevo urgente necessità di scrivere...Solo stasera capisco che senso ha aprire un blog,raccontare e raccontarsi. E'dopo giornate come quella di oggi, che odio il mio lavoro. Lo odio profondamente, perchè mi sbatte in faccia la mia fortuna che stride terribilemente con le vite ai margini, di quelle persone che sempre più sento divenire i miei Eroi. Un ragazzo romeno (si uno dei pericolosissimi romeni) perfettamente integrato, perde il lavoro in seguito ad un incidente sul lavoro. E con il lavoro perde la casa e finisce a dormire in una fabbrica abbandonata, sbarcando il lunario con lavoretti di volantinaggio. Ma soprattutto perde un pianoforte che amava suonare quando era un pò triste o solo semplicemente per rilassarsi. E con un'espressione che neanche provo a descrivere, mi dice "peccato,amavo suonare. Però non è tutto perso: ho tutto qui con me, nella mia testa...". E io ho 4 chitarre!!! Capite?? 4 chitarre!!!
Prima o poi darò le dimissioni...