L'amore è una patologia, saprò come estirparla via (cit.)

Praticamente a metà strada tra Campo de' Fiori e Piazza Cairoli, lungo Via dei Giubbonari, si apre un piccola, minuscola piazza dove sta praticamente incastonata tra due palazzi la Chiesa di Santa Barbara e lì c’è anche il ben più popolare Filettaro de' Santa Barbara. Oddio, l’inizio sembra la guida enogastronomica di Roma, meglio farla breve. C’è poi una panchina a Testaccio, il ponte in legno al Portico d’Ottavia, quella palazzina a Monte del Gallo. E mille altre cose. Ci sono alcuni posti che sono nostri, anche se in realtà sono di tutti o di pochi che non siamo, ahimè, noi. E nostri, nonostante tutto, lo saranno per sempre.
Se ve lo stavate chiedendo, no, il titolo del post non riguarda me. Però gli Afterhours l’altra sera a Capannelle hanno sfornato la versione di Ci sono molti modi più intensa e da farti contorcere lo stomaco di sempre, con Manuel a tormentare il piano e ad esaltare noi. Ma questa è un’altra storia.

C’è un amico che ancora si chiede se un giorno le avrà anche lui tutte queste cose, con lei. Se sarà mai così ricco. Se lo chiede da forse troppo tempo e se quel giorno sembra non arrivare mai definitivamente, tutti, a più riprese, abbiamo cercato di fargli capire che forse non arriverà mai. Eppure non è da tutti essere così ostinati e lottare per una ragazza che all’inizio pensavi non te l’avrebbe mollata neanche sotto ipnosi (le ragioni sono complesse e non ve ne sto qui a parlare). Figurarsi ora, che effetto dirompente può avere sentirsi dire
ti amo.
Sì, perché nonostante le apparenze e i lettori bigotti, è di sentimenti che sto parlando. Tornare adolescenti, emozionarsi anche solo sfiorandosi le mani, per poi veder crescere il rapporto e poi baciarsi e poi conoscersi per poi concedersi ed esplorarsi e poi, e vabbè, avete capito. Siete tutte persone adulte e sapete bene in cosa sfociano certe cose.

Inutile negarlo, ognuno di noi ha avuto nella sua vita una storia sentimentalmente travagliata e tormentata e tra le nostre intricate vicende non è mai mancato di sottofondo un fastidioso richiamo all’ordine e alla razionalità, che all’inizio pensi venga da dentro te stesso, per poi accorgerti che è come una nebbia che ti aleggia tutt’intorno: insomma, avevano parlato gli amici. Per l’occasione travestiti da insegnanti di vita e navigati ed esperti atarassici filosofi orientali, prodighi di consigli, di parole ripetute a mo’ di disco rotto e mai di incitamenti. All’apparenza buone e sagge indicazioni, ma che in fondo equivalgono a suggerire ritirati, non-provare-tanto-fallirai, meglio-ora-che-dopo, almeno-cominci-ad-abituarti-all’idea-di-aver-perso. Voglio dire, non mi sembra un gran suggerimento, no? In qualsiasi altro ambito nessuno si sognerebbe mai di dirti certe cose.

Caro amico mio, ci ho pensato molto e sono arrivato alla seguente conclusione: meglio un consiglio positivo che uno negativo. Niente male per un convertito del nonsprecareletueforzeperqualcosachenonavraimai-pensiero, eh? Tanto nessuno li ascolterà mai ‘sti cazzo di consigli. Allora meglio provare fino alla fine, allo sfinimento delle forze. Almeno non vivrai di rimpianti, saprai di aver dato tutto. Meglio godere di quegli attimi rubati all’amore, che ti ripagheranno almeno in parte quando sarai lontano. Graffia via tutta la gioia, tutto il piacere possibile, ora, adesso, in questo moneto. Anche se non sarà pura felicità, è già qualcosa. Costruisciti almeno i tuoi ricordi, che non è poco.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggo e rileggo il post. Sono orgoglioso di avere nella mia vita una persona come te. Franca adda vasà ‘nterra!! Se “cambiamo parrocchia”, coltiviamo la nostra amicizia…